Questo è un articolo triste. E’ inutile girarci intorno.

Racconta una storia di sofferenza e tenacia nel nostro amatissimo sport ma anche una storia di sconfitta.. Una dura sconfitta..

Parla della pecora smarrita che il pastore non riesce a riportare all’ovile, della sofferenza della pecora e della tenacia vana del pastore.

Prima di cominciare la triste storia però è importante capire il contesto in cui questa si sviluppa… Come un fiore che cresce, la terra ove è posato farà la differenza.

IL CONTESTO

Il nostro gruppo appartiene più o meno alla generazione degli anni 70′ e la generazione degli anni 70′ ha dei parametri preimpostati che stonano un pò con i parametri odierni.

Fin da piccoli ci hanno abbandonato al mondo e abituato alla sopravvivenza. Non come l’attuale generazione che vive rinchiusa in un guscio protettivo.

Siamo quelli che quando ci cadeva il ciuccio sull’asfalto e la carrozzina ci passava sopra con le ruote tua mamma lo raccoglieva, gli dava una ciucciatina lei (per sanificarlo) e te lo rinfilava in bocca.

Siamo quelli cresciuti con la frase “un bacetto e passa” e non importava se era un ematoma di un palmo, se ti mancava 1 mq di pelle o se avevi un taglio largo un dito… Un bacetto… E passa…

Percarità, la tecnica funzionare funzionava… Siamo sopravvissuti.. Ma magari a volte con 4 punti in ospedale avremmo potuto evitare cicatrici larghe un dito.

Siamo quelli che giocavano a calcio nel campetto sotto casa.. D’inverno, sotto la pioggia, in pantaloncini corti e con il pallone di cuoio sgonfio e bagnato… Quel pallone pesava 8 kg. Prendeva velocità in modo inspiegabile con le attuali leggi della fisica e ogni pallonata ti feriva anche l’anima…

Sulla coscia sinistra avevamo il marchio “Giannelli” come i tatuaggi degli attuali fighetti odierni. Il nostro però non era fatto d’inchiostro ma era scritto al contrario e con il fuoco.. Capitava quando per sbaglio ti appoggiavi al lamierino della marmitta del Fifty 50..

Non usavamo il casco neanche in moto, pressavamo la polvere da sparo dei petardi per creare delle superbombe, andavamo in giro con i capelli bagnati anche d’inverno e abbiamo mangiato una quantità esagerata di cibi caduti in terra.. (prima però ci soffiavamo sopra.. per sanificarli)

La scadenza dei cibi era empirica. Se il cibo camminava non era più buono. Fine.

Siamo quelli che se ti eri fatto male quando tornavi a casa dovevi far finta di niente… Dovevi coprire le ferite e fingere molto bene perchè se qualcuno se ne accorgeva rischiavi di prendere la “giunta”. (In italiano la giunta si potrebbe tradurre come un surplus di mazzate che prendevi proprio perchè ti eri fatto male).

Mi viene in mente che una volta ero in giro con un gruppo di bikers e fermi ad un incrocio ci siamo accorti che ne mancava uno.. Dopo qualche minuto il ritardatario è arrivato ed alla nostra richiesta di come mai si era attardato ha risposto tranquillamente e con aria disinvolta “niente, mi ha squillato il telefono”. Difficile non notare che sanguinava dal ginocchio in giù. Ecco… Lui era un altro degli anni 70′.. Non aveva alcun motivo di mentire con noi ma in automatico (per istinto di sopravvivenza) il suo cervello lo aveva messo in “protezione allarme giunta”.

Oggi vietano in tv Peppa Pig. Noi guardavamo “Ken i guerriero” e “Ben e Bero” a ruota continua tutto il giorno.

Siamo quelli che sbagliavano il carico durante la finale dell torneo di briscola del centro sociale, che riempivano il motorino con l’olio di frittura e il nitrometano, che si buttavano dal famoso “parapalle” con la graziella della nonna e che in piscina sul Kamikaze prendevano anche la rincorsa.

Nonostante tutto però siamo sopravvissuti e siamo cresciuti anche se nulla potrà mai cancellare quelle aspre lezioni di vita.

“Entra l’arte” ci dicevano ogni volta.. Se veramente entrava l’arte oggi eravamo tutti Giotto.

Passa il tempo e d’un lampo siamo già grandi ma è come se la testa fosse rimasta negli anni 70′. Giriamo ancora in bici cercando di saltare sui mucchi di terra, non abbiamo più la mitica “saltafoss” ma ci capita ancora di tornare a casa con le ginocchia sbucciate.

Per noi l’incidente non è mai un problema. Quando spadroneggi la famosa tecnica della divina scuola di Hokuto appresa in anni di cartoni animati seri e sposi la filosofia del “bacetto e passa” ogni nozione sul primo soccorso risulta superflua.

Siamo quelli praticamente contro il lamento. Se respiri alzati e andiamo.. Sennò muori veloce che abbiamo fretta..

LA STORIA TRISTE

Un pò di tempo fà si è presentato presso la nostra associazione un ragazzotto (anche lui sopravvissuto degli anni 70′) e ci ha chiesto di unirsi a noi per le uscite in mountain bike.

Nasconderemo volutamente per privacy viso e nome ma lui sa… E noi anche..

A primo impatto ha fatto subito una buona impressione, simpatico come un ramarro attaccato sugli stinchi, bella bici molto curata, abbigliamento studiato e adeguato.. Dava l’impressione di non essere novizio.. Tutti abbiamo pensato “mmmmm attenti che questo cammina…”. Ma in realtà il nostro amico nascondeva diversi segreti..

Il primo segreto (quello meno importante) è che in bicicletta era posizionato a livello “Munku” nella accurata griglia di classificazione dei nostri rider.

“lo prenderemo sotto la nostra ala e vi porremo rimedio, riporteremo all’ovile la pecorella smarrita” esclamò il nostro presidente, anche se molti di noi erano dell’opinione di abbandonarlo subito al proprio destino.

Il secondo segreto però (quello invece più preoccupante) era che quella pecorella all’ovile non riusciva proprio a tornare. Nonostante gli sforzi, l’impegno, l’applicazione e la tenacia, gli eventi rendevano impossibile un tangibile miglioramento.

Comiciarono le prime uscite/lezioni cercando almeno di impartire i primi basilari consigli sulla sicurezza. “mi raccomando, quando sei in sella stai molto attento alle frasche e alle spine”

Lezioni subito sospese per 15 gg.

Ok, può capitare. Da qui in poi usa gli occhiali..

Si riparte, Lezione numero 2 “Quando passi nel bosco fitto abbassa le spalle e schiva le piante”

3) “La frenata và migliorata, frena molto col freno posteriore ma aiutati anche con l’anteriore, dosa bene e le prime volte e non esagerare”

4) “Quando giri a sx piede dx giù, quando giri a dx piede sx giu’.. Attento però alle pietre”

5) “domani alle 15 si esce per una lezione, organizzati” risposta “sono uscito oggi da solo, domani non posso.”

6) “secondo me, in frenata puoi migliorare, mi sembri un pò lento.. Prova a spostare il punto di frenata”

Dopo questa nuova caduta è emerso un fatto anomalo.. Ci siamo accorti che il nostro amico ha cominciato a strisciare un pò la esse quando parla.. Ma tanto…. Un bacetto e passa.

Potremmo continuare ancora per un pò ma alcune foto meglio tenerle in privato.

Ciò nonostante lui è tenace e non molla.. Non ha mollato neanche quando nel bosco dopo l’ennesima caduta pensavamo il peggio e lo abbiamo coperto con le foglie.

Botta dopo botta è passato in 6 mesi dal livello “Munku” al livello “New entry”. Gli abbiamo consigliato che così può anche bastare.. Può fare tranquillamente le ciclabili anche se con attenzione.

E niente.. Ha detto che non si accontenta e vuole ancora migliorare..

La prossima uscita lo porteremo sulla Direttissima.. 9 km di discesa a tratti veloce e solcata, a tratti lenta e tecnica.. Con sassi, scogli e radici.

Sarà quel che il signore vuole.. “O dente o ganassa” (nel senso letterario).. “O la va o SE spacca”.. Perchè se la pecora non ce la fà a tornare all’ovile la daremo in pasto ai lupi e chiudiamo sta sofferenza.

Noi comunque saremo li pronti a coprirlo con le foglie.

Ahhhhhhh fermi tutti!!!!

Mi sono scordato una cosa!!!

L’ultima volta siamo usciti e NON E’ CADUTO!!!!

Alla fine del sentiero gli ho detto “Finalmente, ottimo, stai migliorando, dammi il 5”

Ugo Meniconi

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One response

  1. Sante parole. Un riassunto più vero e bello della nostra generazione non lo potevi fare. Ho riso su qualche battuta ma è tutto vero. Grande Ugo quasi lo salvo e lo pubblico sulla mia pagina fb. Grazie

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